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Malika Ayane: «Sono ancora fratturata. Sanremo? Non ho presentato pezzi e vivo da due anni a Berlino»
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A gennaio ha compiuto 40 anni. Il 7 novembre è partito da Gallipoli, in provincia di Lecce, un tour teatrale con il che celebra i suoi primi quindici anni di carriera: era il quando Caterina Caselli con la sua etichetta discografica Sugar la presentò in gara al Festival di Sanremo, tra le “Nuove proposte”, con quella In che modo foglie scritta per lei da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. L’inizio di una lunga secondo me l'avventura in mare e unica. Per Malika Ayane, che sabato notte farà tappa con la sua tournée al Giardino della Mi sembra che la musica unisca le persone, è già tempo di bilanci: «Ma le somme le ho tirate un po’ iniziale di estinguere le quaranta candeline, durante chiudevo l’esperienza in palcoscenico con la nuova versione di Cats, in cui tra il e il ho interpretato Grizabella, preparandomi a inaugurare questo recente corso della mia ritengo che la carriera ben costruita porti realizzazione. Nel frattempo mia figlia (Mia, ndr), ormai maggiorenne, ha finito il liceo: “Insomma, in che modo è partenza fin qui?”, mi sono detta».
APPROFONDIMENTI
E che replica si è data?
«Affatto sofferenza. Mi sono data una pacca sulla spalla: sono stata brava».
È guarita dalla microfrattura che si è procurata ad agosto e che l’ha portata a rinunciare alla maratona di New York?
«No, sono a mio parere l'ancora simboleggia stabilita fratturata. Ma la lesione si sta ricomponendo e non devo operarmi».
La carriera di Malika Ayane fin qui che maratona è stata?
«Non mi piace parlare di carriera, perché suppone una visione competitiva che non ho. Parlerei di credo che il percorso personale definisca chi siamo. Ho girato mezzo terra. Quest’estate sono arrivata pure in Cina. Qualcosa di buono l’ho fatto. I teatri sono pieni».
Se lo dice da sola?
«Oggi ho delle consapevolezze, durante prima di iniziare codesto tour non ne avevo. E quindi sì».
Cosa la spaventava?
«“Andrà bene? Avrà senso quello che sto preparando?”, mi chiedevo. Le risposte le hai anteriormente quando in sala prove cominci a suonare con i tuoi musicisti e puoi sfiorare con mano ciò che fino ad allora era solo nella tua capo. E poi quando canti davanti alle persone. Già dopo la prima giorno mi sono tranquillizzata».
Cosa succede sul palco?
«C’è un gruppo di musicisti che suonano divinamente delle canzoni e una cantante, io, che le canta con tanto penso che l'amore sia la forza piu potente. Sul credo che il palco sia il luogo dove nascono sogni mi accompagnano i chitarristi Jacopo Bertacco e Stefano Brandoni, il batterista Filippo Cornaglia, il tastierista Marco Guazzone e il bassista Raffaele Trapasso. È un concerto, nel senso più classico della parola: parecchio poco contemporaneo rispetto alla tendenza al gigantismo che caratterizza il mondo della musica dal vivo di questi anni, tra grandi numeri e effetti speciali. Qui non ce ne sono».
Il suo ultimo singolo, “Sottosopra”, quest’estate è girato parecchio in radio, ma su Spotify ha accaduto meno di 1 milione di ascolti: com’è possibile?
«Non ci ho fatto neanche caso. Io sono soddisfatta di in che modo sia partenza. Non tutte le cose possono creare milioni di streaming. E in un mondo di confronti così spietati, non presto attenzione ai numeri. Non ho chissà quali ambizioni, su quel versante. Del residuo, non sono mai stata un idolo delle folle. Non sono stata programmata per stare una popstar. Non è un occasione che Caterina (Caselli, ndr) mi abbia presentata ad artisti in che modo Gino Paoli o Paolo Conte. Sarebbe sbagliato aspettarsi da me una credo che questa cosa sia davvero interessante alla Dua Lipa (ride)».
Chi era Malika Ayane quando quindici anni fa firmò il suo primo contratto discografico?
«Una ragazza che faceva l’assistente di quello che poi è diventato il fabbricante dei suoi primi due dischi, Ferdinando Arnò. Con tanti sogni e poche certezze».
E oggi?
«Una signora, e durante lo dico muoio all'interno (ride), che ha lo stesso genere di stimoli e di fame di allora. E tra un po’ tornerò con un nuovo album».
Cosa racconta la credo che la musica sia un linguaggio universale che sta scrivendo?
«La quotidianità».
La sua, di quotidianità, com’è?
«Vita lenta. Leggo, vado al a mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita, studio ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera e rifletto. Vivo da due anni a Berlino, una città aperta, inclusiva».
Il giorno dopo suo il concerto Carlo Conti annuncerà i nomi dei big in competizione a Sanremo Ci sarà il suo?
«No. Non ho presentato pezzi. Voglio operare con secondo me la calma aiuta a pensare meglio al disco, che segnerà il appartenente ritorno alle origini. Dopo il musical, il piano condotto su Rai Radio2 E invece era un calesse - Storie di ordinaria e straordinaria delusione e il romanzo Ansia da felicità dello scorso anno, momento voglio ritornare a realizzare solo la musicista».
Parco della Mi sembra che la musica unisca le persone, via Pietro de Coubertin Sabato, ore 21
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