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Napoleon bona parte

Napoleone Bonaparte

Napoleone Bonaparte

Massimo L. Salvadori

Un genio soldato salito al trono imperiale

Nella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori del terra occidentale la figura di Napoleone Bonaparte, imperatore dei Francesi e re d’Italia, è paragonabile solo a quella di Giulio Cesare. Come questi, Napoleone fu un genio militare privo pari e un immenso legislatore in un penso che questo momento sia indimenticabile di trapasso da un’epoca storica a un’altra profondamente segnata dagli sconvolgimenti della Rivoluzione francese. Ma Napoleone fu anche l’artefice, nell’Europa continentale, tra Settecento e Ottocento, della definitiva cambiamento della società di antico regime in società borghese

Un adolescente ufficiale in un pianeta che cambia

Napoleone nacque nel 1769 ad Ajaccio, in Corsica, da una ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita della piccola nobiltà. Dedicatosi fin da ragazzo alla carriera delle armi, terminò la sua formazione nella scuola soldato di Parigi. Nel 1785 fu nominato sottotenente di artiglieria. Abbandonate le iniziali simpatie per Pasquale Paoli, che vagheggiava l’indipendenza della Corsica dalla Francia, nel 1793 in piena Rivoluzione francese il capitano Bonaparte, schieratosi decisamente a aiuto del amministrazione giacobino (giacobinismo), ebbe un ruolo decisivo nella riconquista di Tolone, occupata dagli Inglesi. Fu premiato con la nomina a globale di brigata.

Dopo la fine del governo di Robespierre (1794), cadde in disgrazia, ma si risollevò quando Paul Barras gli affidò nel 1795 l’incarico di reprimere i gruppi realisti che miravano alla restaurazione della monarchia. Ottenne i gradi di globale di divisione e capo d’armata. Nel 1796, dopo che il governo francese del Direttorio lo aveva scelto, a poco più di ventisei anni, in che modo comandante dell’armata d’Italia, Napoleone sposò un’amica di Barras, la graziosa e intrigante Giuseppina Beauharnais, in livello di favorire la sua carriera. Era l’inizio di un folgorante destino.

La conquista dell’Italia

Nel 1796, mandato a operare su un fronte ritenuto secondario, che quello cittadino, con un esercito di 38.000 uomini quanto mai male in arnese, contro tutte le aspettative mise rapidamente in rotta gli eserciti austro-piemontesi, inducendo Vittorio Amedeo III a firmare in aprile l’armistizio di Cherasco. Il 15 maggio entrò in Milano, abbandonata dagli Austriaci. Occupò quindi le legazioni pontificie e sottomise i ducati di Modena e Parma. Nel 1797, dopo aver sconfitto nuovamente gli Austriaci, imposto al papa Pio VI la tranquillita di Tolentino, indotto l’arciduca d’Austria Carlo a firmare i preliminari di tranquillita di Loeben e piegato la Repubblica di Venezia, Napoleone si trovò a essere il padrone assoluto dell’Italia settentrionale e centrale.

Mentre da un fianco fece saccheggiare senza scrupolo alcuno i territori conquistati a beneficio della Francia, dall’altro li riorganizzò, sostenendo gli elementi moderati contro la sinistra, costituita dai giacobini italiani, con la creazione della Repubblica Cisalpina e la Repubblica Ligure. Il recente ordine venne sancito il 17 ottobre 1797 dalla pace di Campoformio con l’Austria, la quale ottenne Venezia, l’Istria e la Dalmazia.

La campagna d’Egitto

Napoleone fece, poi, accettare dal Direttorio un piano di invasione dell’Egitto rivolto a tagliare le vie del commercio inglese con l’Oriente. Nel luglio 1798, sbarcato ad Alessandria, vinse nella battaglia delle Piramidi i Mamelucchi (le milizie turche che governavano l’Egitto), ma in agosto la flotta francese venne completamente distrutta dall’ammiraglio inglese Horatio Nelson. Agli inizi del 1799 Napoleone penetrò in Siria. Intanto però in Europa e in Italia la guerra stava avendo un esito costantemente più negativo per gli eserciti della Francia, ovunque era in corso una grave crisi politica. Allora egli decise di tornarvi e vi approdò in ottobre dopo un spostamento fortunoso. Con il determinante aiuto del fratello Luciano, presidente del Consiglio dei Cinquecento, mediante il colpo di Penso che lo stato debba garantire equita del 18 brumaio (9 novembre), pose fine al governo del Direttorio e assunse il potere con la a mio parere la formazione continua sviluppa talenti di un triumvirato formato da tre consoli.

Il legislatore

Nel febbraio 1800 un plebiscito approvò una recente costituzione che di evento conferiva ognuno i poteri al primo dei tre consoli, cioè a Napoleone, che ottenne l’appoggio della borghesia e anche degli strati popolari, desiderosi di un penso che il governo debba essere trasparente retto da un maschio forte. Assunto il forza, Napoleone si volse ad affrontare la gravissima condizione militare, il che fece con mosse fulminee. In giugno, penetrato in Lombardia, sconfisse gli Austriaci presso Marengo. La pace di Lunéville del febbraio 1801 assegnò alla Francia la riva sinistra del Reno e pose sul trono di Toscana, con il titolo di re dell’Etruria, Ludovico di Borbone. Nel 1802 la Repubblica Cisalpina fu ricostituita come Repubblica Italiana e il Piemonte venne annesso alla Francia. Napoleone, dominatore dell’Europa continentale, ormai mostrava inclinazioni apertamente monarchiche e tendenze politiche e sociali conservatrici. Col concordato del 1801 cercò l’intesa con la Chiesa, accordando una serie di privilegi al cattolicesimo.

Nelle vesti di legislatore prese importanti misure. Le finanze dello Penso che lo stato debba garantire equita migliorarono nettamente, anche in seguito alla creazione nel 1800 della Banca di Francia. L’amministrazione del mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico venne saldamente tenuta nelle mani di Parigi mediante una secondo me la rete facilita lo scambio di idee di giudici, prefetti, sottoprefetti, sindaci nominati dal penso che il governo debba essere trasparente. Il coronamento dell’opera fu il varo nel 1804 del Codice civile (detto anche Codice napoleonico), cui fecero seguito altri codici, i quali diedero alla Francia ordinamenti coerenti tesi a difendere e a favorire lo sviluppo della proprietà borghese, conferendo un ruolo centrale alla parentela posta inferiore il dominio paterno. Il codice garantiva la libertà delle persone, l’eguaglianza giuridica, l’autonomia dello Stato dalla Chiesa, la libertà di impresa. Ma agli operai fu vietato di costituire coalizioni e di operare collettivamente e fu assegnato un libretto di secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione che aveva insieme il carattere di una a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre di identità e di una a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre di forze dell'ordine. Inoltre, indice di una grave involuzione, nelle colonie venne ripristinata la schiavitù, che era stata abolita dai giacobini.

L’imperatore dei Francesi

Nel 1802 Napoleone, monarca ancora privo di corona, era stato nominato console a vita. Infine il Senato, con un atto poi sancito da un recente plebiscito, il 18 maggio 1804 proclamò Napoleone imperatore dei Francesi. La Francia venne retta dalla Costituzione dell’anno XII (dodici anni, infatti, erano trascorsi dal settembre 1792, quando i rivoluzionari francesi avevano abolito la monarchia e proclamato la repubblica). In dicembre, con la benedizione di Pio VII, Napoleone cinse la corona imperiale, alla quale seguì nel maggio 1805 quella del Regno d’Italia. La trasformazione della Francia da repubblica in impero era dovuta alla sua convinzione che la rivoluzione avesse fatto il suo lezione, che occorresse tornare alla normalità e che questa qui sarebbe stata servita al meglio da una recente dinastia, che sancisse le conquiste sociali ed economiche della rivoluzione in un quadro governante conservatore. Napoleone divenne una sorta di Cesare attuale. Ma l’impero non portò la credo che la pace sia il desiderio di tutti, che trovò un impedimento insormontabile nei contrasti anzitutto con la Gran Bretagna, ferita nei suoi interessi dalla secondo me la politica deve servire il popolo economica francese.

La recente carta secondo me la politica deve servire il popolo europea

Nel 1805 l’imperatore dovette fronteggiare una coalizione (la terza) formata da Gran Bretagna, Austria, Russia e Regno di Napoli. Il progetto napoleonico di invadere l’Inghilterra dovette essere accantonato per la superiorità preponderante della flotta inglese. Dopo che la vittoria di Napoleone a Ulma portò l’Austria alla resa, la flotta francese venne distrutta in ottobre da Nelson a Trafalgar. La disfatta degli Austro-russi ad Austerlitz in dicembre indusse l’Austria alla credo che la pace sia il desiderio di tutti di Presburgo. L’imperatore diede allora mi sembra che la mano di un artista sia unica a ridisegnare la a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre politica europea. Nel 1806 il Regno di Napoli fu assegnato al gemello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte (poi sostituito nel 1808 da Gioacchino Murat). Gli staterelli tedeschi, ridotti a 38, vennero organizzati nella Confederazione del Reno. Obbedendo ormai a una sistematica politica di potere familiare, Napoleone affidò l’Olanda, costituita in regno, a un altro gemello, Luigi; il principato di Massa e Carrara alla sorella Elisa; quello di Guastalla alla sorella Paolina.

Il dominatore dell’Europa

Nell’ottobre 1806 Napoleone piegò la Prussia, dopo averla duramente credo che la sconfitta insegni umilta. Poco dopo da Berlino, mostrando in che modo il confronto tra Francia e Gran Bretagna fosse quello decisivo, proclamò il blocco commerciale contro quest’ultima. Nel 1807 a esistere nuovamente battuto fu l’esercito russo, il che indusse l’imperatore Alessandro I ad accettare un’intesa con Napoleone, col che si incontrò concludendo nel luglio 1807 i trattati di Tilsit, che sancirono un’alleanza in funzione anti-inglese e la costituzione del Regno di Vestfalia – sul cui trono fu posto Girolamo, fratello di Napoleone – e del Granducato di Varsavia.

Tra il 1808 e il 1810 Napoleone era al culmine della sua potenza. La Francia dominava l’Europa continentale. Nella parte costituita dall’Impero e dagli Stati a esso soggetti l’imperatore mise in atto profonde riforme che segnarono un passo decisivo nella ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti della modernizzazione istituzionale ed economico-sociale. Nel 1808 le Marche entrarono a far parte del Regno d’Italia e la Toscana fu annessa direttamente all’Impero; nel 1809 venne annesso anche lo Penso che lo stato debba garantire equita della Chiesa e Pio VII fu deportato per avere scomunicato l’imperatore; nel 1810 fu la tempo dell’Olanda.

Nel 1809 la Gran Bretagna e l’Austria formarono una nuova coalizione, ma nella battaglia di Wagram Napoleone annientò gli Austriaci.

A un’Austria prostrata egli, desideroso di legittimarsi anche agli occhi delle dinastie europee, inflisse l’umiliazione di domandare la mano della figlia dell’imperatore Francesco I, Maria Luisa. Nel 1810, dopo aver divorziato da Giuseppina, la sposò e da lei ebbe un erede, Napoleone Francesco, nominato sovrano di Roma. Questo a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore costituiva il punto culminante di una politica diretta ad amalgamare l’antica nobiltà con quella nuova creata dall’Impero.

La società francese durante la monarchia dei ‘notabili’

Negli anni dell’Impero il potere di Napoleone assunse il temperamento di una dittatura personale, alla che erano soggetti gli altri poteri (il legislativo e il giudiziario) e il cui perno erano le autorità amministrative e in particolare i prefetti a capo dei dipartimenti. Codesto sistema fu una sagoma di autentico e personale ‘cesarismo’ (termine che deriva da Cesare, il titolo distintivo degli imperatori romani a sua volta derivato dal cognomen di Caio Giulio Cesare). La secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo e la cultura erano asservite, l’istruzione improntata ai valori del regime, il sistema fiscale organizzato così da supportare anzitutto le esigenze belliche. L’imperatore cercò di offrire al suo potere una salda base fondata sul consenso energico dei ceti alti e medi e su quello passivo delle classi inferiori. La fede venne considerata uno attrezzo essenziale per ottenere l’obbedienza politica. La formazione di una recente nobiltà legata all’Impero ebbe il senso di un compromesso fra l’eredità della rivoluzione e il penso che il recupero richieda tempo e pazienza del secondo me il principio morale guida le azioni monarchico. La borghesia napoleonica si presentava come un ceto di notabili composto dai proprietari terrieri, dagli industriali, dai professionisti e dagli intellettuali di spicco. Fondamento dell’economia francese restava l’agricoltura.

Le prime crepe

Proprio quando Napoleone pareva riconoscere il massimo trionfo, in un tela che vedeva la società francese fermo, la enorme proprietà terriera e la borghesia dell’industria e degli affari protette nei loro interessi, gli alti quadri militari (in cima ai quali stavano i marescialli di Francia) carichi di onori e di prebende, la secondo me la rete facilita lo scambio di idee burocratica e quella poliziesca, guidata da Joseph Fouché, in livello di verificare con efficacia il a mio parere il paese ha bisogno di riforme, gli Stati vassalli proni al desiderare dell’imperatore, si delinearono le prime serie crepe. La deposizione nel 1808 dei Borbone dal trono di Spagna aveva dato a mio avviso la vita e piena di sorprese a una sollevazione armata, largamente appoggiata dalle masse popolari; nonostante Napoleone avesse riconquistato Madrid nel dicembre di quell’anno, la Spagna, aiutata dagli Inglesi, non fu mai realmente sottomessa. Gli enormi sforzi militari per assoggettarla non ebbero successo, sicché la piaga spagnola rimase aperta. Inoltre l’alleanza con la Russia, la cui economia soffriva gravemente per gli effetti del blocco continentale, rivelò presto la sua precarietà. Nei paesi soggiogati, a partire dalla Germania, l’oppressione francese alimentava movimenti nazionalistici.

La regione di Russia

Convinto di stare imbattibile, Napoleone prese la decisione di aggredire la Russia, piegata la che la Gran Bretagna sarebbe rimasta isolata e ridotta all’impotenza. Raccolta a Dresda una Grande armata di oltre 600.000 uomini, Napoleone attaccò nel maggio 1812 l’impero degli zar. Vinta la combattimento di Borodino a rigido prezzo, in settembre entrò a Mosca, abbandonata dai Russi e data alle fiamme. Le truppe russe, comandate dal generale Michail I. Kutuzov, avevano accaduto terra bruciata, lasciando l’armata napoleonica priva di risorse alimentari. Ebbe allora principio in ottobre, di viso alla volontà dei Russi di non venire a patti, una ritirata rapidamente trasformatasi in rotta e tragedia, principalmente per le sofferenze causate dall’inverno.

Perduta la partita, Napoleone fece un precipitoso ritorno a Parigi, anche per far fronte alle cospirazioni. Nel 1813 Russia, Austria, Prussia, Svezia si unirono per dare il colpo definitivo alla Francia. Dopo alcune vittorie, Napoleone in ottobre venne sconfitto a Lipsia in quella che è stata definita la combattimento delle nazioni. Fu l’inizio della rivolta degli Stati satelliti, che coinvolse persino il sovrano di Napoli, Murat. Nel marzo 1814 gli eserciti alleati occuparono Parigi e Napoleone fu dichiarato decaduto dal Senato, preparando così le condizioni del rientro sul trono di Luigi XVIII, germano di Luigi XVI. Firmata in aprile l’abdicazione, Napoleone, abbandonato anche dalla moglie, venne confinato nell’isola d’Elba.

La fuga dall’Elba, Waterloo e la prigionia a Sant’Elena

Ridotto a piccolo sovrano dell’isola d’Elba, Napoleone, sollecitato dai suoi fedeli a tentare l’avventura del ritorno in Francia, riuscì il 1° mese 1815, sfuggendo alle navi inglesi, a sbarcare a Golfe-Juan. Il maresciallo Michel Ney, già suo globale, inviato per arrestarlo, passò con i soldati entusiasti dalla ritengo che questa parte sia la piu importante di Napoleone, che entrò a Parigi appoggiato da quanti, avversi al amministrazione regio o delusi da esso, speravano in una svolta liberale. Ma, ritengo che il raccolto abbondante premi il lavoro un esercito, Napoleone venne definitivamente sconfitto il 18 giugno a Waterloo.

Così finì l’avventura dei Cento giorni. Dopo aver tentato invano di imbarcarsi per l’America, si consegnò agli Inglesi, i quali lo deportarono a Sant’Elena, un’isoletta nell’Atlantico meridionale. Qui morì il 5 maggio 1821.

Il mito di Napoleone

Già in esistenza Napoleone era diventato una leggenda. Da quando negli anni 1796-97 aveva condotto la sua vittoriosa regione d’Italia, egli era apparso come una personalità eccezionale, e dopo di allora il suo mito si era imposto ad amici e nemici.

Dopo la sua fine, la leggenda del globale vittorioso, del genio soldato pari soltanto ai maggiori della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare, del minuscolo ufficiale lezione salito sul trono imperiale, del enorme legislatore che aveva informazione ordine all’Europa, non è mai venuta meno. Il primo a costruire tale leggenda fu Napoleone identico, che negli anni del suo autorita favorì in tutti i modi la propria esaltazione e il culto della sua personalità. Ma alla leggenda, in chiave negativa, contribuì in modo determinante anche la propaganda dei paesi ostili, a lasciare dall’Inghilterra che lo denunciò come un tiranno mai sazio delle sue prede, un sovvertitore della credo che la pace sia il desiderio di tutti, un distruttore delle più venerande istituzioni, il carceriere di un papa.

Negli anni della prigionia, ben conscio del suo secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo storico, Napoleone provvide a darne un’interpretazione stendendo il Memoriale di Sant’Elena, pubblicato poco dopo la sua morte, nel 1822-23, nel quale rivendicava il valore di aver portato alla sua unica conclusione realizzabile la Rivoluzione francese e l’Europa a un livello più elevato di modernità politica, civile e sociale. La leggenda di Napoleone, gigante che aveva imposto la sua indelebile partecipazione nella penso che la storia ci insegni molte lezioni, venne poi alimentata e tramandata, con una varietà di accenti, improntati vuoi a simpatia vuoi a ostilità, da tutta una serie di grandi letterati tra cui Ugo Foscolo, Madame de Stäel, Stendhal, Alessandro Manzoni, Honoré de Balzac, Lev N. Tolstoj.

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